La piazzetta di Settebagni

Buongiorno a tutti

Max

Buongiorno a tutto il forum.... e a tutto Settebagni.


Gianlucone.

E BUONA DOMENICA....

fausto69 ha scritto:

Buona serata a tutti!
ammazza 'sto facebook ha preso proprio tutti eh?

siii per me è una cosa abbastanza inconcepibile....
un fenomeno nuovo, che la gente parla solo attraverso questo metodo...
che ci racconta che ha cambiato le lenzuola del letto e ora va a dormire...
che ha mangiato pasta e fagioli...
che si veste per uscire...

e tutto quel via vai di abbracci, sorrisi, ecc..
cause delle + strampalate...

ma non c'è + un contatto vero tra la gente?

un saluto a chi non sta in facebook.....

https://settebagni.forumattivo.com/di-tutto-un-po-f1/aiuti-ai-terremotati-in-iv-circoscrizione-t79.htm

Ho aperto qui una discussione per chi vuole dare un aiuto concreto ai terremotati inviando materiale mecessario...

Trovo questo sistema molto migliore che inviare i soldi.. (Ho sempre l'idea che non arrivino che la metà di quelli raccolti)

e non dobbiamo andare lontano, la raccolta è in via Monte Rocchetta....

Buon pomeriggio bella gente!
Come và?
Ultimamente non scriviamo ma cmq noto con piacere che visitiamo il forum... anche solo per dare una controllatina...
Difatti il numero dei visitatori (si può controllare andando sulla prima pagina del nostro PORTALE) ha superato quota 20.000 !!!
Un saluto a tutti.

ciao a tutti ,
qualcuno conosce qualche evento vicino a 7b per il primo maggio ?

Una volta si facevano le barzellette sui polacchi, poi sui carabinieri, poi sull'inter e adesso tocca a settebagni.

URBANISTICA: BROCCOLI, SCAVI ARCHEOLOGICI SOLO MIRATI
FONTE: AGI

(AGI) - Roma, 22 lug. - "Le energie degli archeologi non devono essere sprecate in scavi inutili, ma essere concentrate la' dove si decide di sviluppare urbanisticamente la citta'". Lo stesso sovrintendente ai Beni culturali del Comune di Roma, Umberto Broccoli, ha definito "una provocazione" quella che ha lanciato oggi nel corso della presentazione della mostra 'Via dell'Impero - Nascita di una strada', ai Musei Capitolini. Ma si tratta anche, continua Broccoli, "di un'idea di metodo: se il piano regolatore individua un quadrante in cui deve aver luogo lo sviluppo urbanistico della citta', penso ad esempio alla zona interessata dalla nuova Metro C, tutti gli archeologi a disposizione, tra universita', accademie straniere e istituti di ricerca, dovrebbero collaborare la' dove serve e ci sono grandi finanziamenti. E non per bloccare i cantieri per l'inevitabile sviluppo della citta', ma per salvaguardare il patrimonio di reperti che viene a galla". L'obbiettivo da perseguire, secondo il sovrintendente, "non e' quello di mummificare i resti storico-archeologici, ma di inserirli al meglio in un contesto urbano moderno". Per cui "e' inutile andare a cazzuolare l'ennesima villa a Settebagni", ha aggiunto Broccoli, "invece di concentrare le risorse degli studiosi sulle emergenze individuate nell'ambito del piano regolatore".
Impero - Nascita di una strada', ai Musei Capitolini. Ma si tratta anche, continua Broccoli, "di un'idea di metodo: se il piano regolatore individua un quadrante in cui deve aver luogo lo sviluppo urbanistico della citta', penso ad esempio alla zona interessata dalla nuova Metro C, tutti gli archeologi a disposizione, tra universita', accademie straniere e istituti di ricerca, dovrebbero collaborare la' dove serve e ci sono grandi finanziamenti. E non per bloccare i cantieri per l'inevitabile sviluppo della citta', ma per salvaguardare il patrimonio di reperti che viene a galla". L'obbiettivo da perseguire, secondo il sovrintendente, "non e' quello di mummificare i resti storico-archeologici, ma di inserirli al meglio in un contesto urbano moderno". Per cui "e' inutile andare a cazzuolare l'ennesima villa a Settebagni", ha aggiunto Broccoli, "invece di concentrare le risorse degli studiosi sulle emergenze individuate nell'ambito del piano regolatore".

Ho trovato questa notiziola... vorrei sapere il parere degli abitanti di Settebagni...

Admin ha scritto:

URBANISTICA: BROCCOLI, SCAVI ARCHEOLOGICI SOLO MIRATI
FONTE: AGI
...
L'obbiettivo da perseguire, secondo il sovrintendente, "non e' quello di mummificare i resti storico-archeologici, ma di inserirli al meglio in un contesto urbano moderno". Per cui "e' inutile andare a cazzuolare l'ennesima villa a Settebagni", ha aggiunto Broccoli, "invece di concentrare le risorse degli studiosi sulle emergenze individuate nell'ambito del piano regolatore".

Ho trovato questa notiziola... vorrei sapere il parere degli abitanti di Settebagni...

W il cazzuolare le ville di Settebagni !!!

Anch'io dico evviva...
se non si controllasse anche le "ville di settebagni" andrebbero distrutte anche molte cose più importanti, prima di decidere se sono cose egregie da inserire nel contesto urbano moderno bisogna scoprirle... troppe cose, secondo me, vanno sotto alla ruspa, nell'edilizia per non incorrere in perdita di tempo e al blocco dei lavori.... se riescono e prevedere dove potrebbero essere e controllare meglio sono d'accordo...

Buona notte, Settebagni!

Che si chiami vigile di prossimità o vigile di quartiere, è solo una
questione di forma. La sostanza, invece non cambia. Il nuovo progetto
proposto dalla Polizia Municipale per garantire sicurezza e decoro
soprattutto nei quartieri più periferici è stato approvato dalla giunta
capitolina pochi giorni fa e richiede un finanziamento da parte della
Regione di 800 mila euro. Si tratta dell'impiego di 80 vigili di
prossimità nei dodici municipi periferici, da Trigoria a Labaro, dalla
Portuense a Boccea, da Settebagni a Tor Tre Teste, da Ostia Antica a
Lunghezza. Tre le aree tematiche di intervento: qualità urbana
(sicurezza degli spazi pubblici, tutela del decoro urbano, abbandono di
rifiuti, tutela animali, veicoli abbandonati, atti vandalici); mobilità
e sicurezza (viabilità, manutenzione stradale, segnaletica,
illuminazione, impianti pubblicitari); allarme sociale: segnalazione
atti di teppismo, insediamenti abusivi, accattonaggio, parcheggiatori
abusivi, segnalazioni disagio sociale).
Ogni vigile di quartiere si muoverà a piedi e potrà segnalare
eventuali situazioni di criticità via radio su un canale che verrà
riservato proprio al servizio di prossimità. Gli agenti, che verranno
dotati anche di un palmare per comunicazioni intranet e scambio dati
con la centrale operativa, saranno presente (con due tipi di
turnazioni) per 13 ore al giorno e un bacino di utenza calcolato di
circa 5 mila persone per ciascuna unità. I Municipi indicati per il
servizio sono: IV, V, VII, VIII, X, XII, XIII, XV, XVI, XVIII, XIX e
XX. Se il Campidoglio vincesse il bando della Regione per i fondi
richiesti gli 80 vigili di quartiere potrebbero fare il loro ingresso
per le strade capitoline già entro la primavera.

http://iltempo.ilsole24ore.com/roma/cronaca_locale/roma/2009/10/15/1081600-arriva_vigile_quartiere.shtml?refresh_ce

Il dito, il bambino, l'ospedale-astronave


Alle 18 ero appena rientrato in casa dal lavoro. Squilla il telefonino, è mia moglie. “Giacomo si è fatto male a un dito, se l’è schiacciato nello sportello della macchina. È gonfio e livido, ma non so se si è fratturato, che facciamo?”. Dopo il primo momento d’esitazione, si decide. Andiamo a farlo vedere alla farmacista del nostro quartiere. Riesco di casa, vado incontro ai miei, moglie, figlio (Giacomo, 7 anni) e figlia, Livia di 11. Ci vediamo di fronte alla farmacia. Noi abitiamo a Settebagni, quartiere-borgata alle porte di Roma, anzi vicino a Porte di Roma, il megacentro commerciale nato intorno a Ikea.



La farmacista guarda il dito di nostro figlio Giacomo. “Beh, è bello gonfio, mi sembra rotto, prova a muoverlo bambino”. Lui, con le lacrime agli occhi e ancora impaurito dall’accaduto prova a muovere il piccolo dito indice della mano sinistra. Niente, proprio non si muove e si è nel frattempo gonfiato ulteriormente anche se non ha più quel preoccupante color vinaccia di qualche minuto prima. La farmacista consiglia: “Secondo me, è meglio farli una lastra. Andate al pronto soccorso”.

Usciti dalla farmacia, ora abbiamo l’imbarazzo della scelta. Dove andare? Al Policlino c’è un pronto soccorso sempre pieno di gente, ma molto rodato e funzionante. Ma il Policlino Umberto I è verso il centro, viale Regina Margherita. Per noi è un po’ scomodo, c’è ancora traffico. Oppure c’è il pronto soccorso del Pertini. È un ospedale più recente del vecchio Policlinico, ma Francesca, mia moglie è reduce da un intervento di urgenza su una rotula e non gradirebbe portarci ora anche il piccolo Giacomo. E pensare che l’oroscopo aveva detto: attenti agli arti.

Non possiamo attendere troppo. Giacomo dice che il dito gli fa sempre più male, “batte”. Allora pensiamo di provare con un ospedale più vicino. Ci hanno detto che il S.Andrea è grande, moderno, efficiente. E poi per noi è più comodo. Sta sul raccordo, venendo da Viterbo sulla Cassia è il primo palazzone che vedi. Via, si parte, andiamo al S.Andrea. Si prende il Raccordo, la prima uscita ci indica l’ospedale. Arriviamo al parcheggio, ormai il sole è tramontato. Con un cielo scuro alle spalle la costruzione si taglia come una grande astronave. Intorno è tutto buio, l’astronave è tutta illuminata. L’effetto è di modernità e tecnologia.

Seguiamo la scritta “pronto soccorso”. Sto guidando io e penso che non è il caso di entrare al pronto soccorso con l’auto. In fondo non abbiamo a bordo un ferito grave e non siamo da codice rosso. Parcheggiamo e dopo qualche metro a piedi, entriamo.

All’accettazione c’è una lunga fila. E allo sportello c’è solo una persona. Allora Francesca dice: guarda lì c’è scritto pronto soccorso pediatrico. Lasciamo con sollievo la fila all’accettazione generale e seguiamo la pista del pronto soccorso pediatrico. Arrivati davanti ad una stanzetta, vediamo una ragazza che segue un bambino tutto contuso. Ha l’occhio pesto, varie ecchimosi in testa. “Buona sera – le diciamo – è qui il pronto soccorso pediatrico?”. E lei, guardando il marito seduto nella sala d’aspetto. “Veramente qui non esiste il pronto soccorso pediatrico. Noi stiamo qui dalle due (intanto si erano fatte le 19). Nessuno ha ancora visto il bambino, ma comunque abbiamo preso il numeretto all’accettazione centrale.” Nella sala c’è anche un’altra donna con una bambina con un bernoccolone in testa. “Che ha fatto?”, chiede Francesca. E la donna, rumena, risponde con il suo italiano da aggiustare: “La bambina è caduta al nido. Ma le ragazze dovrebbero stare più attente con i bambini. Non è vero signora?”.

Mentre le mamme si lanciano in un discorso scivoloso sui nidi, sui costi del servizio, sull’attenzione delle persone addette, eccetera, io scappo verso l’accettazione e dico a Francesca, Livia e Giacomo di seguirmi. Mi metto in fila e aspetto paziente. Alla fine arriviamo allo sportello. Un’infermiera giovane, capelli neri, spilla sulla narice sinistra di un naso non troppo evidente, ci chiede: “Che è successo al bambino?”. Noi spieghiamo tutto e le diciamo che forse deve farsi una lastra per verificare un’eventuale frattura. Allora l’infermiera mi guarda e con aria complice, mi dice: “Allora venga un attimo qua dietro che le dico una cosa”. Incuriosito giro dietro lo sportello, verso l’ufficio. Esce l’infermiera e piano, quasi sussurrando, mi dice. “Guardi io il numeretto d’ordine glielo posso anche dare, ma l’avviso che ci sono già 30 (trenta) persone davanti a voi. Dovete aspettare un po’”. Un po’ quanto? Le chiedo. E lei, quasi con vergogna: “Beh, due o tre ore. C’è solo un medico di turno”. Due o tre ore? Si tratta di fare le 11 (le ventitre) o peggio. Oggi è mercoledì, domani i bambini devono andare a scuola. Come al solito ci dovremmo svegliare alle 6. Non possiamo farli stare in piedi fino a mezzanotte.

Allora che fare? L’infermiera era rientrata, ma riesce. Si avvicina di nuovo e mi dice. “Guardi io non le ho detto niente, ma secondo me è meglio che voi andiate al S.Pietro”. Al S.Pietro? che cos’è?. “E’ un ospedale convenzionato, sta sulla Cassia, a pochi chilometri da qui. Ci abbiamo mandato già altri pazienti e non sono tornati. Quindi vuol dire che li hanno visitati”. Vada per il S.Pietro, le indicazioni stradali della infermiera non sono troppo chiare, ma ripartiamo. Si rimbocca il Raccordo, si esce sulla Cassia, direzione Roma e non direzione Viterbo. Al bivio si deve girare a sinistra e non a destra (sarà di buon auspicio?).

Ormai è sera inoltrata. Arriviamo al S.Pietro e scopriamo che fa parte delle strutture del Fate Bene Fratelli. Un ospedale che noi conosciamo bene perché al Fatebenefratelli dell’Isola Tiberina ci sono nati sia Livia che Giacomo, il quale una volta, rispondendo a dei conoscenti sulla sua nascita inventò una battuta da pubblicitario. “Dove sei nato?”, gli chiesero intendendo in quale città. E lui, secco: “Al Fatemeglio Fratelli”. Quasi un manifesto elettorale.

Ma lasciamo stare le battute. Al S.Pietro-Fatebenefratelli, non ci sono astronavi illuminate. L’ambiente è più raccolto, più religioso, con statue sparse nei viali, ma comunque con un impatto architettonico decisamente più umano: vialetti, alberi, lampioni con luce morbida, poche auto. Ci dirigiamo verso il pronto soccorso, sempre a piedi, da salutisti. Arriviamo, la stanza dell’accettazione è molto più piccola di quella del S.Andrea ed è piena di gente. Io comincio ad innervosirmi. Qui facciamo mezzanotte di certo. Arriva il nostro turno. Allo sportello c’è un infermiere con la casacca blu che ci chiede cosa dobbiamo fare. Gli spieghiamo dell’accaduto e lui, scherzando fa a Giacomo: “Bambino, ma lo sai che se ti sei schiacciato un dito nell’automobile puoi fare causa ai tuoi genitori?”. Brivido, ma capiamo lo scherzo. Giacomo viene registrato al computer. A differenza di sua sorella, nata alla fine del XX secolo (1998), lui è un ragazzo di questo secolo, essendo nato nel 2002. Siamo registrati anche al S.Pietro e ci apprestiamo ad attendere parecchio. E invece, mentre mi avvicino alla macchinetta del caffè, si sente qualcuno che chiama: “Giacomo Andruccioli, è qui?”. Sì, certo che è qui, lo abbiamo appena registrato. “Può entrare un genitore solamente”. La prescelta – da Giacomo – è la mamma. Io e Livia usciamo dall’accettazione e andiamo fuori a prendere un po’ d’aria. Sono le 20,30.
Ci mettiamo seduti su un muretto e facciamo le pulci a tutti quelli che passano. Guarda quella signora come è grassa. Guarda quella che capelli, le arrivano quasi al sedere. Certo, che li ha così lunghi, guarda il marito è completamente senza. Contrappasso. Voi vedere come salto, papa? Smettila che poi ti fai male anche tu e dobbiamo rifare la fila al pronto soccorso. Mezz’ora, trentacinque minuti, quaranta. “Mi sa che Giacomo il dito se l’è rotto veramente”, dice Livia. E anch’io comincio a immaginare il peggio. Una fasciatura, una stecca che blocchi il dito, le conseguenze a scuola, al corso di nuoto.

E invece, per fortuna, il dito non è rotto. “Gli hanno fatto una lastra – dice Francesca – sono stati bravi e delicati perché Giacomo era impaurito. Non è rotto, solo una forte contusione. Non deve fare niente”.

Meno male. Si riparte. Risaliamo in macchina, si riprende il raccordo, si esce a Settebagni. Mi ritorna in mente l’immagine del grande ospedale illuminato. Nell’astronave c’era solo un medico di turno e i pazienti in fila, alle 20, erano già trenta. La mamma del bambino contuso stava lì dalle 14. Qualche domanda: ma chi ha voluto l’ospedale-astronave? Quanti soldi sono stati spesi per costruirlo, quali giri di finanziamenti? Quali cordate politiche stanno dietro al S.Andrea? Ma soprattutto: è concepibile un ospedale che affida ad un solo medico di turno tutto il pronto soccorso? A queste domande anche la sinistra (con o senza il centro e il trattino) dovrà rispondere presto, perché è facile ribattere con gli slogan al ministro Sacconi che vuole smantellare la sanità pubblica. Per rispondergli bene, salvando il diritto alla salute che ci distingue nel mondo, non dobbiamo avere paura di parlare delle sacche di inefficienza e di spreco. Andando via dal parcheggio del S.Andrea mi ero voltato a guardare. L’astronave non era decollata. Era ben piantata per terra, tutte le finestre illuminate. Sembrava una scatola vuota, un giocattolone nel buio.




FONTE: TRACCE DI UMANO

L'ora legale ritornera' il 28-29 marzo 2010
Ora solare: stanotte il cambio. Con l'ora legale in sette mesi risparmiati 93 mln di euro

Conosciuta anche con il nome di "ora civile convenzionale", è stata introdotta per risparmiare energia elettrica. Obiettivo sicuramente raggiunto, visto che in Italia, come ha rilevato Terna, sono stati consumati 643 milioni di kilowattora in meno

Roma, 24 ott. - (Adnkronos) - Scatta stanotte il cambio dall'ora legale all'ora solare. Alle 03,00 le lancette dell'orologio dovranno essere spostate indietro di un'ora, posizionandole quindi sulle ore 02,00. Per ritornare all'ora legale bisognera' attendere il 28-29 marzo 2010. L'ora solare ci accompagnera' per i cinque mesi invernali ed e' l'orario di base usato da molti Paesi durante l'inverno e conosciuto anche con il nome di "ora civile convenzionale". La prima volta che si e' pensato di utilizzare un'ora legale risale al 1784 quando l'inventore del parafulmine, Benjamin Franklin, pubblico' una sua idea sul quotidiano francese 'Journal de Paris'.

In Italia il primo passaggio dall'ora solare a quella legale e' avvenuto nel 1916, anno in cui per la prima volta nel nostro Paese si spostarono le lancette avanti di un'ora. Il regime definitivo di passaggio dall'ora solare all'ora legale e' entrato in vigore nel nostro Paese nel 1996 quando, a livello europeo, si stabili' di prolungare l'ora legale ulteriormente, passando dall'ultima domenica di marzo all'ultima di ottobre. Ma l'Italia non e' certo l'unico Paese europeo a dover segnare il passaggio dall'ora legale all'ora solare.

Nell'Unione europea l'adozione dell'ora legale e' infatti armonizzata dal 1996, nonostante le polemiche di alcuni stati membri e in Svizzera e' stata adottata per la prima volta nel 1981. In Giappone e nei Paesi della fascia tropicale, invece, non esiste il cambio d'ora. Nell'emisfero australe il passaggio all'ora solare dall'ora legale segue un calendario invertito rispetto all'Europa e al Nord America.

Legata all'esigenza di risparmiare energia elettrica, dopo 7 mesi di ora legale, anzi "grazie proprio a quell'ora di luce in piu' al giorno che permette di ritardare l'utilizzo della luce artificiale", in Italia sono stati infatti risparmiati in totale "643 milioni di kilowattora, un valore corrispondente alla meta' dei consumi domestici annui del Friuli Venezia Giuli, e pari a 93 milioni di euro" come rileva Terna.

La societa' responsabile in Italia della gestione dei flussi di energia elettrica sulla rete ad alta tensione riferisce anche che "dal 2004 al 2009, il risparmio complessivo del Paese con l'ora legale e' stato di 3,7 miliardi di kilowattora, pari ad un valore di circa 500 milioni di euro". Da un sondaggio condotto dal Codacons risulta, infine, che gli italiani sono per il 50% a favore e per il 50% contrari all'ora legale

Ho letto il pezzo dell' "astronave". Fantastico!
In più posso dire: confermo e accendo anche io!